La distinzione tra tristezza o depressione

Le parole “depressa” o “depresso” sono talmente abusate che sembra che si sia tutti depressi. Invece, è importante restituire spazio alla tristezza e distinguerla dalla depressione.
Dr. Matteo Lupi
Psicologo a Prato/Firenze/On-line

Depressione e tristezza non sono la stessa cosa. E, ovviamente, i due termini non sono sinonimi.

Eppure, sembra che nel linguaggio comune le parole “depressa” o “depresso” vengano usate molto spesso anche per indicare condizioni non depressive:

“Il mio amico è stato lasciato dalla ragazza ed ora è depresso

“oggi ho ricevuto una brutta  notizia, ed ora mi sento depressa”.

Delle volte sembra quasi che la tristezza sia estinta. Non se ne parla più. Forse perché in un mondo che ci vuole sempre performanti, felici e sempre sul pezzo, essere tristi, malinconici o sentirsi giù di morale viene subito considerato un problema. Sembra un mondo in cui o si è “felici”o si è “depressi”, senza vie di mezzo. 

Ma qual è la distinzione tra tristezza e depressione?

Ti sforzi la mattina per alzarti dal letto? Non hai più voglia di fare sesso? È sempre meno appagante passare il tempo con famigliari e amici? Ti sembra impossibile affrontare la tua giornata? 

Queste esperienze possono sia essere segno di tristezza sia di depressione

Dunque, come fare a distinguere le due cose?

Qual è la distinzione tra tristezza e depressione?

Molti pensano che essere depressi significhi semplicemente sentirsi molto, ma molto tristi. Questo è solamente un pensiero comune che alimenta la confusione tra la tristezza e la depressione

In effetti, nello stato depressivo può esserci anche una forte tristezza, ma questa di per sè non è sufficiente per parlare di depressione vera e propria. 

Infatti, nel DSM-5, il manuale che guida la diagnosi degli psichiatri e di noi psicologi clinici, la depressione ha delle caratteristiche cliniche molto precise, che devono perdurare per la maggior parte della giornata, ogni giorno, per almeno due settimane:

Persistente sensazione di tristezza, vuoto, senso di disperazione e perdita di interesse per le attività che si era abituati a fare e ritenute piacevoli, tra cui, per esempio: il lavoro, gli hobby, il sesso, vedere gli amici, godere del cibo e delle relazioni con gli altri. 

– Cambiamenti significativi dell’appetito: perdita o aumento di peso non necessariamente correlato ad una dieta. 

– Problematiche legate al sonno: insonnia (problemi a dormire) o iper-sonnia (dormire troppo).

– Agitazione psicomotoria (irrequietezza) o rallentamento psicomotorio (una motricità più inibita).

– Affaticamento, stanchezza cronica o perdita di energie, che rendono difficili anche le attività più semplici, come vestirsi o lavarsi. 

Sentirsi inutili o sperimentare sentimenti di indegnità o di colpa, eccessivi o inappropriati, che non trovano una giustificazione oggettiva. 

– Difficoltà a pensare lucidamente, a concentrarsi o nel prendere decisioni

Pensieri ricorrenti di morte o suicidio, oppure tentativo di suicidio

Ovviamente, la presenza di queste caratteristiche nel nostro comportamento o sentimenti nella nostra psiche -soprattutto se presenti in modo spaiato-, non significano necessariamente che si ha una depressione. È infatti importante tenere in considerazione altri fattori…

Altri fattori da tenere in considerazione

Oltre a tenere in considerazione queste caratteristiche è altresì necessario analizzare il contesto in cui si verificano i vari sintomi riportati. 

Infatti, una “vera” depressione si verifica solitamente in un contesto di vita generale dell’individuo che non rende comprensibile (da un punto di vista esterno) il quadro sintomatologico:  se una persona riporta un numero significativo di questi sintomi e in apparenza non si stanno verificando significativi problemi nella sua vita, è opportuno valutare una possibile presenza di depressione; invece, se una persona offre un racconto che rende ragione di una profonda tristezza, di un calo di energia e di motivazione, questi sintomi diventano comprensibili e potrebbero essere addirittura considerati “normali”, come nel caso in cui venisse a mancare una persona cara. 

Inoltre, si può parlare di “vera” depressione quando i sintomi generano un disagio clinicamente significativo, tale dunque da compromettere in modo rilevante il funzionamento generale della persona nelle sue varie aree di vita (lavoro, relazioni sociali…). Pertanto, pur essendoci la presenza di questi sintomi, se la persona mostra un funzionamento generale adeguato è opportuno pensare con attenzione prima di diagnosticare una depressione

Inoltre, è opportuno ricordare che esiste una forma di disturbo psicologico simile alla depressione, ma che si presenta in forma più attenuata: il disturbo depressivo persistente (in passato chiamato “distimico”). 

Infine, quando si presentano questi sintomi, è anzitutto opportuno verificare la presenza o meno di alcune malattie, se la persona sta utilizzando farmaci o se sta assumendo droghe. 

Infatti, esistono alcune malattie ( tra cui anemia, problemi alla tiroide, morbo di Parkinson, cancro al pancreas…) che possono provocare sintomi depressivi. Anche l’utilizzo di alcool (non necessariamente un abuso) e l’utilizzo di alcune droghe (come cocaina, ketamina, anfetamine…) possono provocare sintomi di carattere depressivo, così come l’utilizzo di alcuni farmaci. 

Pertanto è sempre necessario fare una valutazione complessiva ed accurata delle condizioni di vita generali di una persona prima di poter pensare alla presenza o meno di una depressione che, come avrete avuto modo d’intendere, richiede competenza, esperienza e una buona analisi prima di poter essere diagnosticata. 

Conclusioni

La tristezza è solo un elemento che caratterizza la depressione. Anche avere una profonda e persistente tristezza di per sé non significa avere una depressione, soprattutto se questa tristezza è giustificata dai recenti eventi di vita di una persona. 

Per poter parlare di una condizione depressiva vera e propria, è invece necessaria la presenza di una pluralità di sintomi che non riguardano solo la sfera emotiva, ma anche quella psico-motoria e neuro-vegetativa. Inoltre, bisogna tenere in considerazione la situazione di vita della persona, la durata, l’intensità, la persistenza dei sintomi ed escludere un’eventuale presenza di malattie, utilizzo di droghe o di farmaci. 

Dr. Matteo Lupi
Psicologo a Prato/Firenze/On-line

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